Da Busseto al grande fiume – Tra nebbia e culatelli

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Description

Terre piatte, fredde e umide d’inverno e roventi d’estate, dove i campi danno frutti abbondanti e l’acqua del Grande Fiume porta lavoro e ricchezza. Piccoli paesi o importanti cittadine, tutte ricche di insigni monumenti e di memorie: dai fasti dei Pallavicino, che governarono saggiamente la zona per oltre sette secoli, alle memorie musicali verdiane alle reminescenze ironiche e beffarde di Giovannino Guareschi, che nel suo “Mondo piccolo” specchiò figure e umori della Bassa padana.

BUSSETO

Anche Busseto, rilevante centro agricolo della Bassa parmense, capitale del piccolo stato dei Pallavicino dal X al XVI secolo, quando entrò a far parte del ducato farnesiano, è legato alla figura di Giuseppe Verdi.
Il nucleo centrale conserva l’antico impianto urbano a maglia ortogonale, mentre delle mura e delle due porte restano oggi soltanto tre torrioni con beccatelli. Sulla centrale Piazza Giuseppe Verdi, dominata dal monumento in bronzo al Maestro, inaugurato nel 1913 e opera di Luigi Secchi, affaccia la Rocca. Il maniero, edificato verso il 1250 e fortificato nel Quattrocento, è stato interamente rifatto in stile neogotico nel XIX secolo. All’interno, ha sede il Teatro Verdi: eretto tra il 1859 e il 1864 su un teatro preesistente, dove Verdi si era esibito in gioventù, dirigendo una sinfonia per il Barbiere di Siviglia di Rossini, venne inaugurato il 15 agosto 1868 con due opere verdiane: Un ballo in maschera e Rigoletto.
Su Piazza Verdi affaccia anche la Collegiata di San Bartolomeo. Riedificata a partire dal 1437, per volere di Orlando Pallavicino il Magnifico, sui ruderi della trecentesca chiesa di San Nicolò, e rimaneggiata nel Settecento, presenta in facciata pregevoli decorazioni in terracotta di gusto lombardo. L’interno, con eleganti stucchi rococò, conserva dipinti databili dal XVI al XVIII secolo, tra cui spiccano quindici tondi con I Misteri del Rosario di Vincenzo Campi e imponenti affreschi di Michelangelo Anselmi. Adiacente alla Collegiata, si trova l’oratorio della Santissima Trinità, decorato con stucchi settecenteschi, dove il 4 maggio 1836 vennero celebrate le nozze tra Giuseppe Verdi e Margherita Barezzi. L’abside racchiude il capolavoro di Vincenzo Campi: la Santissima Trinità con le Sante Apollonia e Lucia, databile al 1579.
Di fronte alla Rocca, si trova anche la Casa di Antonio Barezzi, suocero di Verdi. Al primo piano è visitabile il Salone, già sede della Filarmonica Bussetana (fondata nel 1816 da Barezzi e Ferdinando Provesi, organista e maestro di cappella nella Collegiata e primo insegnante di Verdi). Luogo della formazione e rivelazione musicale del giovane Verdi, il Salone si presenta oggi nel suo aspetto tardo-ottocentesco, con arredi originali e con un percorso espositivo voluto dagli Amici di Verdi ricco di cimeli verdiani di grande valore storico e documentario.
Lungo Via Roma, si allineano altri luoghi verdiani. Il neoclassico Palazzo Orlandi, dove Verdi, che l’aveva acquistato nel 1845, compose Luisa MillerStiffelioRigoletto e Il Trovatore, e il seicentesco Monte di Pietà, costruito tra il 1679 e il 1682, sede dell’istituzione grazie alle cui borse di studio il giovane Verdi poté completare a Milano la sua formazione di musicista compositore, che ospita una Biblioteca con oltre 35.000 volumi antichi e moderni (ancor oggi aperta al pubblico grazie alla Fondazione Cariparma) e il fondo musicale manoscritto della Filarmonica Bussetana, la società di dilettanti cui Verdi prese parte da ragazzo e che diresse da Maestro al suo ritorno da Milano.
Villa Pallavicino, dove dal 2009 ha sede il Museo nazionale “Giuseppe Verdi”, spicca isolata al centro di un giardino, a sud-ovest del paese. Già in costruzione dal 1518 e rimasta incompiuta fino al tardo Seicento, la villa, che all’interno presenta un vasto ciclo di affreschi allegorici tardo-barocchi e rococò di Evangelista Draghi, Ilario Spolverini e Pietro Rubini, è ascrivibile all’architetto ducale Domenico Valmagini, impegnato a Busseto nel Monte di Pietà. Il percorso espositivo presenta, attraverso arredi di ricostruzione e documenti in copia, la cronologia delle ventisette opere verdiane.
Quasi di fronte alla villa, si erge il complesso francescano di Santa Maria degli Angeli, di gusto gotico, benché edificato tra il 1470 e il 1474. L’interno spoglio e luminoso, che Verdi frequentò sia da fanciullo che da adulto e dove, il giorno dell’Epifania del 1836, tenne un concerto d’organo, ospita un capolavoro della scultura emiliana del Quattrocento: Il compianto su Cristo morto, modellato in terracotta policroma dal modenese Guido Mazzoni tra il 1476 e il 1477.

Busseto, Monumento Verdi (Foto: Dall'Argine)
Busseto, Teatro Verdi (Foto: Dall'Argine)

POLESINE

Nato su alcuni “polesini”, ossia le isolette trascinate dal Po durante ogni piena e poi saldatesi con la riva, Polesine era incluso nel feudo dei Pallavicino, munito di castello e di titolo di marchesato, prima di passare sotto il Ducato dei Farnese, mantenendo per lungo tempo un certo rilievo come porto commerciale fluviale e centro agricolo.
Vicino al fiume, si trova l’Antica Corte Pallavicina. Palazzo trecentesco con due torri, di proprietà dei Pallavicino, subì un solo intervento di restauro nel 1550. Usato alla fine del Settecento dalla duchessa Maria Luigia per insediarvi la sua guardia di frontiera a difesa dei traffici fluviali allora fiorenti, dal 1850 il complesso fu suddiviso in piccole abitazioni e utilizzato da contadini, pescatori, carrettieri e artigiani. Caduta in rovina, la Corte è stata restaurata ed è oggi sede del relais, con azienda agricola e ristorante, della famiglia Spigaroli e del Museo del Culatello.

Polesine, Antica Corte Pallavicina

ZIBELLO

Feudo dei Pallavicino dal 1249, anno in cui Uberto ne ricevette l’investitura dall’imperatore Federico II, il paese è rimasto sotto la loro influenza fino agli inizi dell’Ottocento e a loro si devono i principali monumenti eretti fra Quattro e Cinquecento: il Palazzo vecchio, caratterizzato dall’ampio porticato, che si affaccia sulla piazza principale, la chiesa parrocchiale dei Santi Gervaso e Protaso e l’ex convento dei Domenicani, oggi sede del Museo della civiltà contadina G. Riccardi, che conserva, oltre agli strumenti agricoli, anche una importante raccolta di attrezzi legati alla pesca e all’attività fluviale.
Zibello è la patria del Culatello, la parte superiore della coscia del suino, legata a forma di pera, stagionata in modo appropriato grazie alla nebbia e all’umidità di questa terra, insignito della DOP dalla Unione Europea a cui è stato dedicato un percorso di visita nella vicina Polesine.

Chiesa di Zibello