Un nuovo allestimento arricchisce dal 15 giugno la rete museale dei Musei del Cibo di Parma: il Museo del Tartufo uncinato di Fragno, con sede a Calestano. Per presentarvi al meglio questo Museo abbiamo intervistato il direttore dei Musei, l’architetto e il grafico curatori del progetto. Se siete curiosi di scoprire il nuovo museo, continuate a leggere.
Il Museo del Tartufo uncinato di Fragno nasce da una richiesta del territorio. Giancarlo Gonizzi, Coordinatore dei Musei, ha spiegato come “Il territorio di Calestano ha bisogno di una struttura permanente che aiuti a valorizzare il suo prodotto e i Musei del Cibo hanno risposto pensando ad un museo altamente interattivo che riproponesse la cerca del tartufo.
Troviamo il Museo del Tartufo nei sotterranei del Municipio di Calestano, là dove un tempo si trovavano le antiche prigioni. L’allestimento vuole valorizzare i muri storici dell’edificio e il suo ambiente, ma al tempo stesso vuole essere “non convenzionale”, apportando elementi multimediali e interattivi in grado di comunicare i vari contenuti del Museo ai visitatori. “Visto che il tartufo nasce dalla ricerca di un elemento naturale del bosco, l’allestimento del Museo nasconde degli elementi che andranno ritrovati sensorialmente”, ricorda l’architetto Alberto Bordi, progettista incaricato.
Il Tartufo è qualcosa di misterioso che va cercato. Così è la logica del Museo, una sorta di caccia al tesoro dove il visitatore entra in piccoli spazi sotterranei ombrosi (per ricordare il tartufo), con lo scopo di “cacciare” determinate notizie e poter raggiugere un premio: un contenuto esclusivo che si aggiunge al Museo.
Il piccolo cortile che dà accesso al Museo, presenta i pannelli che raccontano il territorio di Calestano, ricco di ambienti incontaminati e di luoghi di grande suggestione, come la catena dei “Salti del Diavolo” percorribile attraverso la “Via degli scalpellini”, il castello di Ravarano, il Monte Sporno o il Montagnana, costellati di piccoli centri abitati che conservano la loro struttura originaria perché il Museo vuole anche far conoscere le altre attrazioni del territorio.
“La comunicazione del Museo vuole essere semplice e sintetica. I pannelli comunicheranno le informazioni principali” – ci spiega Giulio Belletti, grafico curatore del progetto – e si darà la priorità a momenti esperienziali dove si potranno sentire i rumori del bosco che stimolano i sensi del visitatore.
Organizzato in diverse sezioni, il Museo inizia il suo percorso con il racconto del territorio, per poi passare alla botanica, dove si scoprirà cos’è un tartufo e come nasce.
Ci si concentra anche sulla raccolta del tartufo, resa possibile grazie ai tartufai e ai loro cani e uno spazio immersivo sarà dedicato anche al bosco. Il tartufo infatti non nasce in tutti i tipi di boschi, e verranno raccontate le tipologie di bosco che accolgono il tartufo.
La sala della gastronomia ci propone, su un tavolo interattivo, il menù di un pranzo da re, fra personaggi famosi, menù e ricette d’epoca, abbinamenti inusuali, curiosità e video. Infine l’ultima sala ci porta a conoscere questo simbolo di eccellenza, le modalità di conservazione, le storiche famiglie dedite alla cerca, i misteri che ha saputo celare per secoli, la sua presenza nell’arte e nella poesia, i riti e le tradizioni locali e alcuni impieghi inattesi. La visita esige una sosta al ristorante, dove l’assaggio vuole essere indimenticabile.