Description
Incastonata tra una vegetazione palustre e un ambiente boschivo, in una zona naturalistica di straordinaria varietà botanica e faunistica, la Corte di Giarola, in cui hanno sede il Museo del Pomodoro e quello della Pasta, sorge all’ingresso del Parco Fluviale Regionale del Taro.
Un paesaggio intriso di natura, ma anche cultura: questa parte del territorio parmense è costellata dalle suggestive pievi romaniche dell’antica Via Francigena, importante percorso di pellegrinaggio medievale.
PARCO FLUVIALE REGIONALE DEL TARO
Secondo parco regionale del Parmense, il Parco Fluviale del Taro si sviluppa per oltre 20 chilometri lungo il fiume Taro, straordinario ambiente botanico e ornitologico, corridoio migratorio fra Tirreno e Po. Si estende per circa 2.600 ettari in una stretta fascia di terra, compresa tra Fornovo di Taro e la Via Emilia e limitata a ovest dall’autostrada A15.
Nel parco sono state segnalate oltre 250 specie di volatili che transitano annualmente e, per questo motivo, sono presenti numerosi punti per il birdwatching e sentieri didattici attrezzati. Alcuni uccelli, come il fraticello, la sterna comune, l’occhione o il corriere piccolo, nidificano nel greto, altri, quali la nitticora e la garzetta, nei boschi ripariali, mentre molte specie di anatre svernano nelle anse più riparate.
Rappresentativa di questo ambiente fluviale, è la vegetazione, distribuita secondo il grado di adattamento all’acqua nelle diverse aree del Parco: greto, zone umide, fasce di bosco, aree cespugliate, coltivi e zone abitate. Lungo il fiume, la vegetazione dominante è il saliceto con quattro diverse tipologie di salice. I terrazzi più elevati sono ricoperti in prevalenza da boschi di vegetazione arborea (salici, pioppi, ontani) e arbustiva (nocciolo, corniolo, biancospino). I canali di risorgiva e le acque ferme sono circondate da cannucce di palude, tife e giunchi; nei prati aridi spicca una rarità botanica, la Coriaria myrtifolia, presente in regione solo lungo il Taro. Nel Parco sono state censite oltre 700 specie di flora, molte delle quali rare, come la Myrticaria germanica o l’Himantoglossum adriaticum.
Grazie alla particolare geomorfologia del fiume, varia è anche la fauna ittica, con presenza di specie tutelate dalle Direttive Europee come la lasca e il barbo. Interessante la presenza, nel territorio del Parco, di caprioli, cinghiali, volpi, tassi, lepri, donnole, puzzole, faine e anche di numerose nutrie, grossi roditori di origine sudamericana che hanno trovato qui il loro habitat ideale.
CORTE DI GIAROLA
Giarola sorge sulla riva destra del Taro, a metà strada tra Fornovo e Pontetaro, in una posizione di guado rispetto al fiume che collega due diramazioni della Via Francigena, e deve il suo toponimo alla parola “glarola” (che indica la ghiaietta del Taro) di epoca tardo-romana o altomedievale.
Dalla metà del secolo XI, periodo a cui risalgono le prime notizie storiche, la località divenne proprietà del monastero femminile di San Paolo e sede di un piccolo nucleo monastico, intorno al quale vennero a formarsi una chiesa, stalle e vaccherie, abitazioni, un mulino e un caseificio. Una corte rurale, autosufficiente e protetta da robuste mura, tanto che in alcuni documenti viene chiamata “castro”, ossia castello.
Nei secoli, la Corte di Giarola crebbe d’importanza economica e strategica e quando, nel 1811, arrivò la confisca dei beni decretata da Napoleone, venne venduta a privati. Oggi, oltre a ospitare due Musei del Cibo, è sede del Parco Fluviale Regionale del Taro. Al suo interno, accoglie un Centro Visite, in cui è proposto il percorso espositivo “Sotto il segno dell’Acqua”, un assaggio del Parco che invita il visitatore a conoscerne e apprezzarne le peculiarità. Ritmate da colonne in marmo rosa, testimoni dell’antica appartenenza all’edificio monastico, le vetrine della sala, con il fiume Taro, le sabbie, i ciottoli, gli habitat e la varietà di specie animali e vegetali, sollecitano a interpretare emotivamente, con esperienze sensoriali, e a comprendere, attraverso un’attenta osservazione dei fenomeni, la natura e la storia del fiume, che è molto di più di un corso d’acqua. È un patrimonio naturale di grande valore, che occorre preservare.
OZZANO TARO: IL MUSEO GUATELLI
A Ozzano Taro, nel Podere Bellafoglia, è allestito il “Bosco delle Cose”, lo straordinario Museo della Civiltà Contadina, che ospita la collezione raccolta e allestita nel corso di una vita dal maestro e collezionista Ettore Guatelli (1921-2000), oggi di proprietà di una Fondazione pubblica. Originale e poetico specchio di una cultura materiale ormai scomparsa, la raccolta è composta da diverse decine di migliaia di reperti che documentano usi, mestieri e tradizioni del mondo rurale, artigianale e paleoindustriale dell’area parmense collocate, secondo la poetica visione di Guatelli in una sorta di inesauribile installazione artistica.
RISERVA NATURALE DEL MONTE PRINZERA
Nel versante occidentale dell’Appennino parmense, tra le Valli del Taro, del Ceno e del Baganza, sorge la Riserva Naturale Monte Prinzera, istituita nel 1992. Custodisce, in un territorio di limitata estensione (300 ettari), dominato dal monte omonimo, situato a un’altitudine di 736 metri, un insieme di elementi naturali e ambientali di notevole interesse, le cui caratteristiche non hanno eguali negli altri Parchi e Riserve dell’Emilia Romagna.
È, infatti, la sola area regionale istituita a tutela di un affioramento ofiolitico. L’ofiolite – detta anche roccia serpente per la caratteristica colorazione verdognola che ricorda la pelle di un rettile – è una roccia vulcanica, che presenta un aspetto “lunare” e che favorisce la presenza di habitat unici per la ricchezza e specificità della flora spontanea.
Gli itinerari della riserva consentono di apprezzare la severa bellezza della scura ofiolite, che emerge in pareti dirupate, si accumula in pietraie desolate e spunta un po’ ovunque nelle praterie. La speciale composizione fisico-chimica delle rocce, gli effetti di vento e aridità e l’isolamento geografico hanno determinato il concentrarsi di un sorprendente numero di specie floristiche esclusive e rare, e anche di interessanti insetti, rettili e uccelli. Oltre alle ofioliti, nel versante orientale si possono osservare spettacolari affioramenti calanchivi di argille varicolori e “marne rosse”.